Don Stefano Martoglio (Consigliere Regionale del Rettor Maggiore), in visita alla Casa Salesiana di Brescia, ha incontrato anche noi salesiani cooperatori del Centro.
Don Stefano ha sottolineato la vitalità del centro, una Grazia per cui essere riconoscenti. Ci ha aiutato nella rilettura di alcuni passi che l’associazione sta percorrendo negli ultimi anni e ha voluti indicarci la direzione futura, mostrandoci dove per contingenze e necessità altri centri sono già giunti, e verso cui, con tutte le differenze dovute al contesto, noi dobbiamo tendere.
Primo passo: Da cooperatori dei salesiani a salesiani cooperatori
…dal considerare i cooperatori come laici attivi esclusivamente in ambienti salesiani, alla crescita come salesiani cooperatori, laici attivi nella chiesa locale e portatori di una vocazione che li impegna a diffondere un carisma.
Secondo passo: Dal considerare la missione come singoli alla crescita del senso di appartenenza e del lavorare insieme per diffondere il carisma al di fuori dell’opera dei salesiani
…i cooperatori non sono solo laici isolati che vivono la missione ognuno per conto proprio, ma lavorano insieme, portano avanti iniziative di carità comune in base alle esigenze del territorio dove vivono.
Terzo passo: Il centro dei cooperatori salesiani è garante del carisma in un territorio dove non è presente altra opera salesiana
…i Salesiani di Don Bosco affidano un’opera intera ad un centro di salesiani cooperatori ben consapevoli che coloro che ci lavorano sono laici e quindi costruendo insieme la situazione economica/abitativa necessaria.
Dalla condivisione fatta mi è emerso che il primo passo l’abbiamo già fatto ed oggi con la presenza di aspiranti che vengono da tutti gli ambienti dell’opera salesiana di Brescia, insieme ai cooperatori già promessi, il centro si apre sempre di più al territorio di Brescia e Provincia. Ciascuno a modo suo continua la sua missione colorandola con lo spirito di Don Bosco; è stata molta bella e “profetica” la richiesta che alcuni aspiranti hanno espresso: portare questo spirito fuori dell’opera perché c’è bisogno di Don Bosco in tante realtà.
E se è vero che molto si può fare da soli, è sicuro che insieme si potrebbe fare molto di più, Don Bosco assicura: “Questo pure l’avviso dato dal signore che dice le forze deboli, se unite diventano più forti, e se una cordicella presa da sola facilmente si rompe, assai difficile romperne tre riunite.”
Su questo stiamo e dobbiamo lavorare come ci ha consigliato Don Stefano: farci commuovere dai bisogni dei giovani della nostra diocesi e provare a dare una risposta insieme, come gruppo, come associazione.
Questo passo ci aiuterà a creare una capacità di comunione, di vita insieme che dovremo consegnare a chi verrà dopo di noi e troverà di fronte nuove sfide e probabilmente dovrà compiere nuovi passi.